EURO 2012. FRANCIA-INGHILTERRA, ride MANCINI. Gol di LESCOTT e NASRI del CITY. E quanto pesa lo stop a ROONEY

RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Paolo Condò) – Il difensore apre di testa, il centrocampista replica da fuori area. Bleus padroni senza spunti. Inglesi solidi, ma pagano caro l’assenza dell’attaccante…

(getty images)

 

Roy Hodgson scruta intristito le mediocri evoluzioni in campo dei suoi uomini e, come affetto da un tic nervoso, allo scoccare di ogni minuto si gira verso il settore di tribuna alle spalle della panchina inglese. Seduto lì, Wayne Rooney sembra divertirsi un mondo a osservare i titanici sforzi che esprimono i suoi compagni per riuscire a consegnargli, all’alba della terza partita (lui mancherà anche contro la Svezia), un’Inghilterra ancora viva. Hodgson sembra contare e ricontare mentalmente i giorni che mancano all”arrivano i nostri’, che poi sarebbe il ‘nostro’, ma come sappiamo bello tosto. Perché questa grigia squadrina graziata dalla Francia nella fornace di Donetsk possa avere un futuro, Rooney è totalmente, straordinariamente, eccezionalmente indispensabile.

Chi ha perso. Partendo dalla premessa di un’Inghilterra così scarsa almeno dalla cintola in su (la difesa regge), il pareggio va letto come una sconfitta dei francesi, a lungo accampati fuori dall’area avversaria e sostanziali padroni del match, eppure incapaci di dare il minimo sprint alla loro manovra per incassare i tre punti. Per tutta la partita Nasri, Ribery e Benzema cercano di triangolare negli spazi infinitesimali lasciati dalle due linee a quattro inglesi — una al limite dell’area, l’altra cinque metri avanti — senza mai trovare il percorso giusto della caccia al tesoro. Non a caso quando si tratta di rimontare l’estemporaneo vantaggio di Lescott, la solita incornata da calcio piazzato in stile City, la Francia tira più sbrigativamente da fuori area. Nasri centra il bersaglio al secondo tentativo, e sarebbe il completamento dell’epifania di Mancini se HartManchester City pure lui — non prendesse gol sul palo che in base ai sacri testi avrebbe dovuto coprire.
Ciò che c’è. La Francia ha diversi giocatori più forti dei dirimpettai britannici, da Benzema che è un nuvolone sempre sul punto di scaricare grandine (ma non trova mai il metro di spazio necessario per caricare il destro) all’arrembante terzino Debuchy, che sotto gli occhi di due osservatori interisti pasteggia col tenero Oxlade e va a fare direttamente l’ala nello spazio liberato da Nasri, trequartista a tutti gli effetti. Il 4-3-1-2 che ne deriva, con Cabaye e Diarra assai più partecipi di Malouda al gioco interno, ha però il difetto di non contemplare la velocità. Forse svuotati dal caldo tropicale, i francesi pretenderebbero di entrare in area di pura tecnica, obiettivo irreale se ti misuri con una (buona) difesa schierata. Siccome poi la coppia di centrali, pur non combinando disastri, dà la sensazione che l’eventuale dopo-Thiago Silva al Milan sarebbe molto emozionante (il timing imperfetto costringe Mexes a continui interventi in acrobazia), Evra pensa bene di limitare la spinta all’altra fascia, dove imperversa appunto Debuchy.
Ciò che manca. Gli uomini oltre la linea della palla resterebbero sufficienti per vincere, ma non a questi ritmi. Parker è l’eroe che si tuffa a metterci la faccia su ogni tiro dal limite, Gerrard non è più l’asso dei bei tempi ma l’età ne ha accentuato l’intuito, sa dove le correnti del centrocampo faranno passare il pallone. Ciò che manca è una variante in grado di rinfrescare il 4-4-2 di Roy.

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