Orgoglio e pregiudizio. Il primo è quello con cui ha rivendicato i suoi successi contro lo scetticismo che ha accompagnato il suo arrivo. Il secondo è quello che si è ripromesso di combattere per realizzare un progetto ambizioso e vincente. Vladimir Petkovic si è presentato così. Almeno a parole il nuovo tecnico della Lazio ha dimostrato di avere le idee molto chiare. Dovrà ovviamente farlo vedere anche in campo, ma come inizio non c’è male. E’ stato accompagnato dalla fama di burbero («forse per la mia stazza fisica») si è invece rivelato un affabile oratore. Che parla un ottimo italiano, anche se l’accento gutturale ricorda il primo Gustav Thoeni. E’ entrato in punta di piedi nel nuovo ambiente, ma senza cedere di un millimetro alle sue idee. «Il calcio italiano è affascinante e difficilissimo. Ma io credo di poter portare delle idee nuove. Procedendo però un passo alla volta, senza strafare».
Idee nuove ed ambiziose. «I miei allenatori-modello? Mi piacciono il gioco di Wenger e la concretezza di Capello. Ma penso che ogni allenatore debba avere il suo stile. E penso di averlo anch’io: sono un vincente, uno che non sopporta le sconfitte». E che ama il calcio propositivo. «Le mie squadre devono avere sempre un atteggiamento attivo, nella fase offensiva come in quella difensiva. L’obiettivo è dominare l’avversario, in ogni occasione». [……]«Il modulo non è un dogma. Nella mia carriera ne ho adottati diversi, alla Lazio utilizzerò quello più funzionale ai giocatori. La cosa fondamentale è il gruppo. Senza, non si va da nessuna parte». Una regola che non ammette eccezioni. «Zarate? Certo che lo conosco. Può essere utilissimo, ma se ci sarà farà parte del gruppo. Ogni singolo giocatore deve mettersi a disposizione del collettivo».
[…..]E’ da pochi giorni a Roma, ma ha già capito tutto dell’ambiente: «Sì, lo so, il derby non è una partita come le altre. Però ci penseremo a tempo debito». Subito bisognerà pensare al mercato. «Yilmaz? Ho avuto modo di vederlo in Turchia (ha allenato il Samsunspor nella scorsa stagione, ndr). E’ un ottimo giocatore: può far bene anche in Italia». Il d.s. Tare ha frenato («la trattativa sarà lunga»), ma in realtà l’attaccante è quasi biancoceleste. All’Olimpico la prossima stagione ci sarà da divertirsi.