RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT – (Valerio Piccioni) – “Poteri occulti, omertà. Stop per 2 o 3 anni”. L’affondo del premier: “Trovo inammissibile che con i soldi dei contribuenti si ripianino le perdite dei club”…
“Fermare il calcio per 2 o 3 anni”. Non è una proposta, né sua né del Governo, si affretta a specificare Mario Monti, ma l’oggetto di un “desiderio che a volte sento dentro di me”. A Villa Madama, lo stadio Olimpico ai piedi, il premier prende a schiaffi il pallone d’Italia proprio davanti al premier polacco Donald Tusk, il presidente goleador, lunedì sera grande protagonista con due reti del 7-2 rifilato dai parlamentari polacchi ai loro colleghi italiani. L’intervento non è premeditato, prende spunto da una domanda, ma lo sfogo è lungo, si capisce che era in lista d’attesa già da un po’, perché parte dalle scommesse ma va in giro per storie vicine e lontane del calcio.
Fa rabbrividire. Il punto cruciale, però, è l’attacco all’idea di una società civile vittima di una politica che riunisce ‘tutti i mali’. Una lettura ‘che fa comodo’ e che Monti rimanda al mittente. E per farlo, parla di calcio, che il capo del Governo elegge a simbolo di questa ‘separatezza’ che non c’è e di questo concentrato di slealtà di fronte al quale il presidente del Consiglio utilizza un vocabolario durissimo, addirittura brutale. Sono distanti anni luce i tempi dei presidenti e dei ministri-tifosi e del calcio da blandire anche per catturare consenso popolare. E così “è particolarmente triste, diciamo fa rabbrividire, quando un mondo che deve essere espressione di valori alti, come lo sport, si dimostra un concentrato di aspetti fra i più riprovevoli come la slealtà, l’illegalità e il falso”.
“Quando il calcio…”. E qui Monti cala l’asso, si fa per dire, con un’ipotesi che in un Paese come l’Italia sembra uno scenario surreale, da film di Fellini o da racconto di Borges, uno dei rarissimi argentini che non sopportava il futbol. Lui, però, il premier, vanta un passato, seppure ‘di tanti anni fa’, di appassionato di “quando il calcio era il calcio“. E si chiede anche per questo “se non gioverebbe molto alla maturazione di noi cittadini italiani una totale sospensione di questo gioco”. Eccola la frase shock che scatena la reazione di padroni, dirigenti e protagonisti del calcio italiano.
“Spaventoso a Genova”. Ma non è finita. Monti non si ferma alle scommesse e agli arresti. Il suo allarme si allarga, e arriva a Marassi e al famoso Genoa-Siena, uno dei giorni più brutti della storia del calcio italiano, dei giocatori costretti a restituire la maglia, “l’invisibile ricatto pieno di omertà” con “i giocatori che si sono tolti la maglia di fronte a chissà quali minacce”, da parte di “poteri occulti”, uno spettacolo “spaventoso”.
Aiuti ‘inammissibili’. Il premier tira fuori pure un vecchio conto aperto con il calcio: “Trovo inammissibile, io me ne sono occupato una volta da commissario europeo, che periodicamente si usino i soldi dei contribuenti per ripianare perdite delle società di calcio“. L’allusione di Monti è all’epoca del famoso decreto ‘salva-calcio’ o ‘spalma-perdite’, quando l’attuale premier diede inizio alla vertenza che portò poi a un cambiamento del testo per sospetta violazione delle norme europee sugli aiuti di Stato.
E ora? Che fine farà il “desiderio che non è una proposta” di Monti? La giornata termina con una vera e propria insurrezione: tutti contro il premier. Almeno su questo il calcio, il posto dove ci si divide su tutto, si unisce.