CICLISMO. Il nuovo re. «Io e mio figlio, tutta la vita a rincorrere un giorno così»

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il papà di Hesjedal: «Faceva sport di squadra ma odiava perdere a causa degli altri e ha scelto la bici. Gli ho raccomandato: “arriva con le tue forze”»…

(getty images)

 

«Ha scritto la storia», dice il papà del figlio. Cappellino dei Santana, occhiali sul cappellino, giacca casual, jeans consumati. E un sorriso che abbraccia il mondo. Si chiama Leonard, ha 62 anni e una bellissima storia da raccontare: quella di suo figlio Ryder.
Pronti? Via.
«Paige. Mia moglie. Un amore a prima vista. Quel giorno io stavo insieme a un’altra donna, lei a un altro uomo. La situazione era complicata dal fatto che la mia donna e il suo uomo erano fratelli. Quando l’ho vista, ho capito che non potevo stare con nessun’altra».
Figli? 
«Ryder e Kyla. Strani nomi, ma cercavamo qualcosa che suonasse bene con Hesjedal […]
Sport? 
«Io giocavo a lacrosse e hockey ghiaccio, ma senza grande impegno. E andavo in bici, come tutti dalle nostre parti. Ryder faceva tutti gli sport di squadra, ma l’hockey no. Finché verso i 12-13 anni, stufo di perdere — come diceva lui — “per colpa di altri”, ha voluto dedicarsi a uno sport individuale».
Il ciclismo? 
«No, la bici. La prima bici era una mountain bike, una Norco Bushpilot, rossa e nera, di acciaio, pesantissima. Mi è costata 200 dollari, per me un sacco di soldi. […] La prima volta nella “Bird bridge Classic”. Lui 14 anni, cadetto, gli altri dai 15 ai 18, juniores. Indossava T-shirt, jeans e scarpe da tennis. Alla partenza, gli altri sono scattati, lui è rimasto lì a chiacchierare con gli amici. Ha inseguito tutta la gara, ed è arrivato secondo».
[…]
Anche Ryder avrà avuto alti e bassi.
«Quando, nonostante facesse il suo meglio, non arrivavano i risultati, prima nella mountain bike, poi sulla strada. Quando è caduto a Maui, tre anni fa, ha battuto la testa, e da quel giorno ha perduto il senso del gusto: mangia, ma non sente, può soltanto ricordare».
Lei in Italia quando è arrivato? «Mercoledì scorso — in Canada era mattina —, vista la tappa di Cortina in tv, io e Seamus McGrath, ex olimpico di mtb e amico di Ryder, ci siamo detti: “Dobbiamo andare”. […]

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