Il re della scherma è deceduto questa mattina…
E’ morto stamattina, all’età di 93 anni il grande schermidore Edoardo Mangiarotti. E’ accaduto nella sua casa di via Solferino, a Milano, probabilmente per una crisi cardiaca. Tredici medaglie, sei ori, cinque argenti e due bronzi, è stato l’italiano più medagliato nella storia delle Olimpiadi. La sua morte è stata confermata dalla famiglia. Domani sarà aperta la camera ardente, allestita nella sua abitazione.
Edoardo Mangiarotti, figlio d’arte, cresciuto grazie agli insegnamenti del padre, Giuseppe Mangiarotti, già schermidore di prestigio internazionale che aveva indossato la divisa azzurra alle Olimpiadi di Londra del 1908 e maestro d’arma che importò in Italia le varianti della scuola francese di scherma. Edoardo si è ritirato dalla scena agonistica dopo le Olimpiadi di Roma del 1960 come il più grande schermidore di spada di tutti i tempi. Ha collaborato in qualità di inviato-giornalista per la Gazzetta dello Sport dal 1949 al 1972 occupandosi della rubrica sulla scherma. Nel 1959/1960 ha fatto parte del comitato di gestione della Federazione Italiana Scherma nominato dal Coni. Nel 1981 è stato insignito dal Comitato Olimpico Internazionale dell’ordine olimpico di bronzo per l’anno 1977 e nel 1998 gli è stata conferita la massima onorificenza italiano dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce. Anche la figlia Carola è stata tiratrice di scherma e ha rappresentato l’Italia nelle Olimpiadi partecipando a quelle di Montreal nel 1976 e a quelle di Mosca nel 1980. Mangiarotti ha condiviso con il marciatore Ugo Frigerio e con lo sciatore Gustav Thoeni il privilegio di essere stato selezionato per due volte come alfiere dell’Italia in una cerimonia d’apertura delle Olimpiadi avendo portato il tricolore sia a Melbourne nel 1956 che a Roma nel 1960.
Il commento, commosso, del presidente del Coni, Gianni Petrucci per la morte di Edoardo Mangiarotti, a Sky Sport 24: “Da oggi la nostra medaglia d’oro è in Paradiso. E’ stato semplicemente l’uomo delle Olimpiadi: straordinario atleta, per le vittorie e i risultati conseguiti, punto di riferimento non solo per il mondo della scherma ma per tutto lo sport italiano. Non ha fatto mai mancare il suo supporto, ha sempre seguito e incitato i nostri azzurri ai Giochi. Avevo incontrato martedì la figlia a Milano e mi aveva detto che Edoardo non stava bene. Il suo ricordo ci accompagnerà anche a Londra: rimane un esempio indelebile, senza età. Mangiarotti ha rappresentato tutto, una medaglia d’oro in Paradiso, era l’atleta più rappresentativo del nostro sport. Me lo ricordo perchè alle Olimpiadi veniva sempre, non lasciava mai il palazzo dello sport dove c’erano le gare di scherma. Una famiglia straordinaria, ho festeggiato a Milano con lui il 91esimo compleanno. Lui era presente anche nei momenti critici dello sport, ha fatto sempre dichiarazioni di come l’atleta si doveva redimere in caso di errore come sul doping. Quando l’atleta vince, il merito è anche della famiglia. Rappresentavano con lui la bellezza dello sport. Un apripista, e rimane inimitabile, un mito, ha avvicinato allo sport una bella malattia per la scherma, è un esempio per la storia dello sport italiano. Se ne è andato il più grande. Quando vedo un grande atleta è perchè ha qualcosa in più degli altri, e la famiglia è una di queste componenti in più. La figliola a Milano ricordava con fierezza che a Londra è stata intitolata a lui una stazione della metropolitana”.
Le parole della schermitrice, azzurra Valentina Vezzali, che con 18 allori è seconda ad Edoardo Mangiarotti: “Se ne va un emblema ed un modello. Edoardo Mangiarotti è stato sempre presente ad ogni Olimpiade e ricordo sempre la passione con cui ci seguiva dalla tribuna ed i suoi abbracci finali. A Londra ci mancherà, ma sarà con noi nel ricordo. Sono sicura che sarà con me anche nel giro di campo con la bandiera in mano”.