Didier Drogba, dopo 8 anni, saluta i Blues dopo la vittoria più importante
Dopo il trionfo di Monaco che ha laureato il Chelsea campione d’Europa per la prima volta nella sua storia, è tempo di addìi eccellenti.
Il Chelsea saluta Didier DROGBA, uomo simbolo dei Blues. Il club londinese ufficializza l’addio del centravanti ivoriano, che lascerà i blues alla fine di giugno, alla scadenza del suo contratto. Drogba, 34 anni, ha disputato 8 stagioni con il Chelsea.
Questo è un estratto del suo “ritratto” apparso sul sito ufficiale della squadra del Chelsea…
Il calcio è un gioco di squadra ma, per vincere, ogni club ha bisogno di individui che possiedano la capacità di vincere una partita quasi da soli. Gente come Charlie Cooke e Peter Osgood, i re nei decenni 1960 e ’70. Ruud Gullit scioccò il mondo del calcio, quando fu convinto da Glenn Hoddle a firmare per noi nel 1995. All’olandese seguì l’anno dopo il regista italiano Gianfranco Zola, un calciatore che avrà sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi del Chelsea. Andrebbero aggiunti tanti altri eroi a questa lista, ma con la gestione vincente di Roman Abramovich il match winner, il trascinatore è stato senz’altro lui, Drogba, attaccante ivoriano con un appetito insaziabile di gol decisivi. Didier Drogba ha fatto il suo debutto nell’agosto del 2004 contro il Manchester United, e il suo impatto è stato immediato in una stagione che ci ha visto incoronato campione per la prima volta in 50 anni. Jose Mourinho si era imbattuto Drogba, mentre allenava il Porto. All’epoca l’ivoriano era al Marsiglia e quando il Porto si ritrovò proprio i transalpini sul proprio cammino di Champions, lo Special One si innamorò calcisticamente di quell’attaccante forte e potente, tanto che fu il primo nome che fece al suo presidente non appena arrivò al Chelsea. I due scudetti consecutivi nel 2005 e nel 2006 furono un record assoluto nella storia del club e Drogba divenne un tassello essenziale nello scacchiere di Mourinho. L’ivoriano è stato spesso alternato come unica punta centrale con Gudjohnsen in un primo momento e poi con Hernan Crespo. Qualcuno temette che con l’arrivo di Andriy Shevchenko nel 2006 Drogba avrebbe fatto panchina, in realtà proprio in quel momento l’attaccante diede il meglio di sé. Nonostante non sia molto alto, la sua forza e la sua potenza calcistica sono rinomate in tutto mondo del calcio, e nella sua terza stagione al Chelsea esplosero in tutto il loro splendore. Grande controllo, tocchi sottili, instancabile nel gioco aereo e capace di raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo che si possa immaginare. Era difficile in quel periodo pensare ad un attaccante migliore di lui in tutto il mondo. Drogba è l’uomo delle grandi occasioni: quattro FA gol in finale di Coppa, contro Manchester United, Everton, Portsmouth e Liverpool, hanno cementato il suo posto nel libro dei record. Quando Mourinho lasciò Londra, tutti pensarono che Drogba lo avrebbe seguito a ruota, tale era il legame e il rispetto tra i due. La sua professionalità, tuttavia, lo spronò a fare anche meglio sotto la guida di Avram Grant, tanto che il Chelsea raggiunse la Finale di Champions League, grazie anche all’ivoriano che nella semi-finale di ritorno a Stamford Bridge contro il Liverpool, segnò una doppietta nella vittoria per 3-2. La finale di Mosca non è un bel ricordo per Drogba. Aveva giocato bene, colpito un palo, ma la sconfitta ai rigori e gli episodi a sfavore gli costarono un cartellino rosso sul palcoscenico più grande di tutti. La stagione successiva, Guus Hiddink sostituisce Luiz Felipe Scolari a metà, Drogba si esprime sempre su livelli altissimi, segnando ancora una volta gol decisivi in FA contro Arsenal ed Everton. La stagione 2009/10, sotto Carlo Ancelotti, i Blues, per la prima volta nella loro storia, fecero il “double” Premier League e FA Cup e Drogba segnò 37 gol stagionali: un record per la storia del Chelsea. Fu Scarpa d’Oro della Premier, come nel 2007, e Chelsea Player of the Year. Ancora una volta i Blues conclusero la stagione a Wembley e ancora una volta Drogba man of the match, con una splendida punizione, nell’1-0 ai danni del Portsmouth. Lo abbiamo visto segnare valanghe di gol in tutti modi, come il più completo attaccante di sempre. Eppure al suo arrivo a Stamford Bridge sembrava un giocatore decente e poco più. Ha risolto decine di partite decisive, semifinali, finali. Ultimo, in ordine di tempo, è il suo contributo determinante nella finale di Champions League a Monaco di Baviera. Peter Osgood è giustamente, considerato il re di Stamford Bridge. Tuttavia, se c’è posto sul trono per più d’uno, forse quel posto spetterebbe a Drogba.