A Trigoria è stato il giorno dell’addio. Nell’ultima conferenza stampa da allenatore giallorosso, Luis Enrique spiega le sue verità. I motivi che lo hanno spinto a lasciare dopo un anno complicato. Come riferisce ‘Il Corriere dello Sport’, più che una conferenza stampa, è stato un testamento. Ideologico e sportivo. Ne emerge la stanchezza di un uomo sfinito. Sono stati 9 minuti di monologo. Durante la conferenza, l’asturiano ha mostrato anche un foglio dove si è appuntato il discorso da fare alla squadra. Non mancava nessuno. C’era Baldini, rimasto a testa bassa per l’intera durata del discorso, c’erano Fenucci e Sabatini, c’era il consigliere Baldissoni in rappresentanza della proprietà americana. E c’era pure Francesco Totti, il capitano della squadra che nelle occasioni pubbliche si è sempre schierata dalla parte dell’allenatore. Dall’inizio alla fine. Anche l’addio di Luis Enrique, dopo la proposta di calcio, è stato in stile Barcellona. Luis si è detto fiero di aver guidato questo gruppo: «E’ stato un grandissimo piacere allenare questa squadra, non mi sono mai pentito di venire qui, nemmeno nei giorni peggiori. E ce ne sono stati tanti. Sono orgoglioso di avere rappresentato questa società. La mia famiglia è molto felice di essere venuta qui, sono stato io a convincere i miei cari che saremmo andati via. Loro pensavano che avrei continuato. Dopo ogni sconfitta ho pensato che fosse giusto rimanere e stare vicino alla squadra. Mai ho pensato di dimettermi”. La troppa pressione di una piazza esigente, tuttavia, lo ha fatto desistere: “Ma sono stanco ora e me ne vado. E’ il momento in cui posso farlo, perché i dirigenti hanno il tempo per programmare il futuro. Non potrei ricominciare in estate e convincere il gruppo della bontà del mio lavoro se non ho le forze”. Luis conferma che nella prossima stagione si riposerà: ”Il prossimo anno non allenerò sicuro. Ammesso che mi arrivassero delle offerte, non le accetterei. Devo pensare a recuperare queste forze. Per me è stata un’avventura e non un progetto come l’avete chiamato voi, un’avventura bellissima e difficile, ho speso tutta la mia energia cercando di arrivare in un bel porto». L’impegno da parte dei suoi ragazzi non è mai mancato: “Non siamo stati regolari ma i ragazzi si sono sempre impegnati, per quello li ho difesi sempre e ora li ringrazio. Ho cercato di convincerli che si poteva applicare un certo sistema di gioco e penso che quasi sempre sono riuscito a farlo. Non credo di avere fallito: non si può parlare di fallimento quando dai sempre il cento per cento. Partite come Bologna-Roma, ma anche altre, sono state belle per noi». Lucho ha voluto parlare anche del rapporto con Totti: «E veniamo a Totti. Non ci sono mai state guerre tra noi. L’altro giorno ho fatto una battuta a Striscia la Notizia: ho parlato così tante volte di Francesco che quasi mi stavo innamorando. Questo intendevo dire. Con lui è stato un rapporto speciale, dall’inizio. Anche quando si diceva che avevamo litigato, io a lui spiegavo che avevo grande rispetto per la sua figura e che era una fortuna averlo affrontato da avversario come calciatore».