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LJAJIC: «Non ho insultato Rossi chiedo la prova televisiva»

IL CORRIERE DELLA SERA. (L. Valdisseri) Il serbo aggiunge: «Se lo dimostrano, smetto di giocare a calcio»

 

(getty images)

Adem LJAJIC ha parlato in esclusiva alla redazione del Corriere della Sera tornando sulla rissa scoppiata con Delio Rossi durante Fiorentina – Novara.

Ecco la sua intervista integrale dalle pagine del quotidiano:

 

«Mister Delio Rossi racconta di quando allenava squadre di figli di operai, che si scaldavano negli spogliatoi con il phon. Ma nella mia città, Novi Pazar, gli spogliatoi non c’erano nemmeno. Portavi maglia e pantaloncini in un sacchetto di plastica e ti cambiavi all’aperto, quando fuori, magari, c’era 15 sottozero. Alla fine, rimettevi tutto nel sacchetto e tornavi a casa a farti la doccia. Lo so anch’io cosa vuol dire povertà e non ho mai avuto la puzza sotto il naso. La cosa che mi costa di più, adesso che sono in punizione, non è la multa, ma non potermi allenare con i compagni».

Adem Ljajic, 20 anni, lo sa che, dopo le botte di Delio Rossi, in Italia è diventato il simbolo dei giovani viziati che non riconoscono l’autorità?
«Sì e mi dispiace. Perché non è vero. Io ho rispetto per tutti».

A molti non è sembrato quando, dopo la sostituzione contro il Novara, al 31′ e con la Fiorentina in svantaggio per 0-2, ha platealmente contestato il cambio…
«Ho sbagliato e mi scuso con i tifosi della Fiorentina, con i dirigenti e con i compagni. È stato un gesto di cui mi pento, però speravo con tutto il cuore in un risultato che ci togliesse di dosso la paura della retrocessione. Uscire dopo pochi minuti, senza poter fare più niente per la tua squadra, è la cosa peggiore che possa capitare a un giocatore».

 

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Delio Rossi dice di aver ricevuto insulti in serbo contro la sua famiglia e che la lingua può ferire più dei pugni…
«Quando sono uscito ho applaudito, ho fatto il gesto con il pollice e ho detto in italiano: sei un grande, sei proprio bravo! Ripeto, ho sbagliato. Ma mai pensavo a una reazione del genere. Chiedo a Sky di mostrare il filmato, leggete pure il mio labiale: sono pronto a qualsiasi prova tv. Hanno messo in giro la voce che io abbia insultato la madre morta, che abbia parlato di un figlio handicappato e invece non è vero. Se si vede che dico cose simili, sono pronto a lasciare il calcio per sempre. È solo dopo che Delio Rossi ha cercato più volte di colpirmi, mentre mi diceva “sei uno stronzo, ti ammazzo”, che io gli ho risposto in serbo e di sicuro non erano complimenti. Uno dei suoi collaboratori mi teneva per un braccio e diceva: “Adem, stai fermo”. Un dirigente della Fiorentina mi teneva per l’altro. Ma non ero io che dovevo essere calmato. Per fortuna non mi ha colpito in pieno. Non ho reagito all’attacco e ne sono orgoglioso. Dimostra che i miei genitori mi hanno insegnato l’educazione».

E i compagni in panchina?
«Mi dicevano: ritorna in spogliatoio. Io, invece, mi sono fermato in panchina perché volevo aiutare i miei compagni facendo quello che potevo, il tifo per loro».

E nell’intervallo?
«Stavo spiegando cosa era successo a qualche compagno di squadra, poi è entrato il mister. Ha buttato per terra la lavagna e ha ripreso a insultarmi. Io ho risposto, Nastasic e De Silvestri mi hanno calmato. Li ringrazio. E ringrazio Gamberini, il capitano, che dopo la vittoria a Lecce ha avuto belle parole per me».

Behrami, ieri, ha detto: Delio Rossi non ha raccontato tutta la verità su Ljajic. Perché, allora, l’hanno attaccata in tanti?
«Mi hanno attaccato tanti allenatori, non tanti calciatori».

 

Ha chiesto scusa a compagni, tifosi e dirigenti. Perché non lo ha fatto con Delio Rossi?
«Non posso perdonarlo, perché ha cercato di picchiarmi mentre io ero indifeso. Ho un cuginetto di 10 anni che, in Serbia, vede tutte le mie partite: è rimasto sconvolto. I miei genitori hanno preso immediatamente la macchina e sono venuti a Firenze. In questi giorni mi sono stati sempre vicino».

 

In Italia si dice che la ragione non sta mai da una parte sola…
«Lo ripeto: ho sbagliato. Ma è stata una reazione normale quella del mister? Ero nervoso perché la partita stava andando malissimo e, per un calciatore, avere la fiducia dell’allenatore è tutto».

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Delio Rossi non l’aveva?
«Contro l’Inter ho tirato un rigore e l’ho sbagliato. Un grande dolore. Un minuto dopo, il mister mi ha sostituito dicendo che aveva visto che non correvo più. Ma come, dopo un minuto? Sono andato in spogliatoio e non ho detto nulla, ma speravo di avere un po’ di tempo per farmi perdonare in campo, per fare qualcosa di importante per la Fiorentina».

 

La curva ha preso le parti di Delio Rossi. Lei ha un contratto fino al 2014, pensa di andarsene da Firenze?
«Voglio restare. Spero di restare. Questa casa l’ho comperata, pago le rate. Era di Osvaldo, il calciatore che ora è alla Roma. Chi compra casa vuole mettere le radici».

 

E cosa dice, allora, a chi l’ha chiamata zingaro?
«Che giocherò con tutto l’impegno che ho per questa maglia».

 

E se alla prima partita dovesse fischiarla tutto lo stadio?
«Gliel’ho detto, non sono un ragazzino viziato che pensa solo ai soldi e alle macchine. Novi Pazar è vicina al Kosovo. Quando ero bambino, a casa mia, volavano le bombe. Non posso aver paura dei fischi».

Redazione Sportiva