I conti di CONTE. L’alba felice dello scudetto: “Prima volta da invincibile”

LA GAZZETTA DELLO SPORT (G.B. Olivero) – Festa fino alle 6 del mattino e poi con la famiglia: “Abbiamo fatto la storia”

(getty images)

 

Alle 6 del mattino la piccola Vittoria dormiva. E probabilmente sognava. Ai suoi occhi la parola scudetto ha un significato dolcissimo: il sorriso di papà Antonio. Lontanissima ovviamente da ogni logica calcistica, la figlia di Antonio Conte ha capito in fretta una cosa basilare: il papà è più allegro quando vince. Ha questo difettuccio l’allenatore della Juve: non tollera la sconfitta. Questione d’allenamento, anche in questo caso: se non perdi mai, difficile che ti abitui ad assorbire bene la sconfitta.

Numero uno. Antonio Conte aveva provato a raccontare emozioni, pensieri e sensazioni: “Ai tifosi dico di festeggiare, di godersela, di essere felici di essere juventini. Sono davvero contento di essere stato io a guidare la squadra al primo successo dopo Calciopoli. Che numero è questo scudetto? Il numero uno, perché è il primo che ho vinto da allenatore. Questa gioia ci ripaga di un anno molto faticoso sotto tutti i punti di vista. Mi rendo conto che abbiamo fatto qualcosa di storico. Questa squadra era appena nata e nessuno è riuscita a batterla”.
Fioretto. Nella notte del trionfo Conte ha brindato e non si sa se abbia interrotto definitivamente il fioretto iniziato in Quaresima (niente vino, dolci e caffè) o se, come pare, abbia deciso di tirare dritto fino alla finale di Coppa Italia.
Felicità. Oggi la Juve non si allena, il ritrovo a Vinovo è fissato per domani pomeriggio e naturalmente sarà difficile far finta che nulla sia successo. I ritmi saranno un po’ meno intensi, ma solo per il primo giorno, perché Conte vuole chiudere il campionato senza sconfitte (anzi, battendo l’Atalanta) e la stagione con la vittoria nella Coppa Italia. La Juve, insomma, non può staccare la spina. Conte vive per vincere. Domenica sera, prima di abbandonare lo stadio di Trieste, ha stretto mille mani, firmato tanti autografi. Ha sorriso continuamente. Ha fatto foto. E poi ha sussurrato: “Hai visto? Ce l’abbiamo fatta”. L’immagine della felicità.

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