di molti (troppi) eventi per poter raggiungere un obiettivo compromesso in altre gare ma buttato via ieri pomeriggio con una condotta di gara inquietante nella ripresa, quando i diecimila tifosi calati al Dall’Ara si attendevano una reazione rabbiosa che, invece, non c’è stata. Evidentemente il Napoli non voleva intristire il Di Vaio-Day, la festa che il romano ha meritato con la sua condotta ineccepibile tenuta in questi anni bolognesi. Tutto lo stadio lo ha applaudito prima e dopo; tutto e tutto in piedi per un giocatore che, come diceva uno striscione, «esce dal campo ed entra nel Mito».
Era deluso Aurelio De Laurentiisquando alla fine del primo tempo ha abbandonato la tribuna per andare negli spogliatoi a scuotere i suoi ragazzi; era scurissimo in volto alla fine, con i risultati che, a novanta minuti dalla fine, rendevano ancora più amara la sconfitta. Il Bologna se l’è giocata in maniera perfetta, con il solito Diamanti che ha sbloccato il risultato (Cannavaro saltato troppo facilmente da Morleo, Inler che si staccava dalla marcatura dell’ex livornese per andare a coprire inutilmente Acquafresca che con un tocco velenoso liberava il compagno, mentre Zuniga si attardava nella diagonale a copertura sull’uomo lasciato libero da Inler) e con Agliardi che ha compiuto alcuni interventi decisivi (su Hamsik e persino su Cherubin che ha deviato di testa una punizione di Pandev per il più classico e spettacolare degli autogol). Ma se l’è giocata in maniera perfetta con Morleo che ha annullato Maggio e aperto la strada al primo vantaggio (ha sporcato la sua prova azzuffandosi con Dzemaili e venendo espulso insieme al napoletano), con Rubin che non solo ha raddoppiato sei minuti dopo l’ingresso in campo (assist di Di Vaio che poi ha pure colpito un palo) ma ha fornito una prestazione maiuscola in un ruolo inedito: mediano.
Nel confronto con il Bologna, il Napoli ha mostrato di essere una squadra con le ruote sgonfie. Sui palloni arrivavavano sistematicamente per primi gli emiliani. La squadra di Mazzarri ha perso la sua sfida proprio negli uomini di corsa, nei giocatori che garantiscono dinamismo: malissimo Gargano in mezzo e Zuniga che non ha mai saltato l’uomo in velocità. Non è andato molto meglio Maggio che sta evidentemente pagando una stagione stressante. A ritmi bassi, il Napoli non fa male, non incide se poi colpisce due traverse e un palo, se sbaglia a colpo sicuro con Hamsik e Cavani gol piuttosto agevoli il risultato finale non può che essere quello modesto di Bologna. Insomma, i ragazzi di Mazzarri si sono fermati, bloccati a pochi metri dal traguardo, si sono presentati agli appuntamenti finali logori e stanchi, fisicamente e mentalmente. Il contrario del Bologna che, invece, in questa parte conclusiva della stagione è cresciuto, in maniera addirittura soprendente se è vero come è vero che i rossoblù sono, ad esempio, soltanto a due punti dalla Roma sulla carta titolare di potenzialità tecniche superiori a quelle degli emiliani. Onore al merito di Pioli che ha trasformato la squadra, l’ha resa più compatta facendo lievitare l’autostima. Di qui il Bologna può ripartire con fiducia.