GAZZETTA DELLO SPORT- L’americano vola negli ultimi 3 km e sfonda il muro dei 50 orari: 21 anni, il futuro è tutto suo
Il Giro d’Italia è stato illuminato da una stella vera, e ne siamo orgogliosi perché Taylor Phinney è vissuto per tre anni in Italia, a Marostica, parla l’italiano (ancor meglio il veneto), lo sentiamo molto nostro. Phinney ha fatto la differenza nei 3200 metri di lunghi rettilinei (uno di 1100, l’altro di 1600) nella seconda parte, a 120 pedalate al minuto. E qui ha piegato non soltanto l’altro favorito, il gallese Geraint Thomas, secondo a 9″, ma uno straordinario Manuele Boaro, quarto a 15″. Herning ha accolto la Grande Partenza del Giro con calore, passione, amore. Si è trasformata in un confetto rosa, una festa per bambini e famiglie, come lo sport deve essere. Sulle strade 40 mila persone, in una città che ne conta 58 mila. Questo è il centro del ciclismo danese, dalla Sei Giorni al criterium post-Tour. Mai un grande giro era salito così in alto (56° parallelo) e ieri c’è stata ancora una volta la conferma della vocazione internazionale di una corsa ammirata come la nostra. Basso ha fatto una prestazione superlativa nel tratto finale della crono, Scarponi e Cunego sono finiti lontanissimi perché si sono consumati psicologicamente prima ancora di salire in sella. La seconda tappa corre per 63 km a fianco del Mare del Nord battuto dal vento. Farà freddo. E ci sono squadre (Saxo, Omega, Bmc, Lotto, Sky) abituate a scatenare i ventagli. Ci sarà da soffrire.