LA “FAVELA” DI BERLINO, QUASI UN GHETTO.“Mi chiamano Ghetto Kid perché vengo da un quartiere di Berlino che i tedeschi considerano un ghetto. Ghetto è magari troppo, non so neanche a cosa assomigli. Non è come le favelas brasiliane, ma è un quartiere difficile. Vengo da lì, ma ne sono uscito, mio padre non c’era, quando invece in certi momenti avrei avuto bisogno di lui almeno per dirmi cosa dovevo o non dovevo fare. Con mio fratello Jerome ci parliamo tutti i giorni, siamo buoni amici, anche se c’è una certa distanza visto che non ci siamo svegliati insieme tutte le mattine quando eravamo bambini. Abbiamo mentalità diverse perché siamo cresciuti in ambienti diversi”.
“C’era molta criminalità nel mio quartiere, spacciatori che vendevano droga, ho visto sparare a una persona davanti ai miei occhi. Ma non ho avuto un’infanzia infelice, anche se qualche volta il frigorifero era vuoto; in quei casi andavo a mangiare a casa dei miei amici. Molte persone, quando si vive nel bisogno, diventano aggressive perché pensano di non meritare la realtà che vivono. Io purtroppo ho tanti amici che sono andati in prigione o sono stati accoltellati. Il miglior esempio è quello di mio fratello maggiore, che poteva diventare un calciatore e che invece ha sprecato la sua occasione. E’ stata la mia fortuna, perché così ho trasformato il mio rancore in qualcosa di positivo e ne sono fiero. Vorrei diventare un eroe per la gente che vive ancora lì”.
SU JURGEN KLOOP.”Quando mi allenavo mi rimproverava e mi ha fatto giocare soltanto dieci partite, ma è con lui che ho imparato a inquadrare la porta – racconta, senza fare paragoni col il suo nuovo allenatore Massimiliano Allegri, di cui ha una bella opinione – Lui può anche venire a dirmi che sono un cretino se ho sbagliato un gol, ci riderei su perché andiamo d’accordo”.
I COMPAGNI DI SQUADRA – L’esperienza rossonera si sta rivelando positiva anche grazie agli altri membri della rosa. “A questi livelli il rispetto è importante, quello che fai vedere e che ricevi in cambio. Agli inizi, in allenamento facevo tantissimi tackle, anche alle superstar, sempre però rispettando il giocatore, e nessuno mi diceva niente – dice Boateng- che tra le superstar include anche Gennaro Gattuso, per il quale nutre profonda stima – Lui ha un modo di essere incredibile, lo ammiro perché quando si alza al mattino ha già voglia di giocare, di correre, di scontrarsi con qualcuno e mi domando da dove prenda tutta questa energia. Ibrahimovic? E’ lo stesso, è talmente forte che potrebbe anche fumarsi una sigaretta prima di segnare un gol”.
LA VITA PRIVATA – Per un giocatore come Boateng, di vita privata ce n’è davvero poca. “La gente qui mi ama, quando vado a prendermi un take-away ci metto un’ora – svela lo stesso Prince – ma non potrei mai mandare qualcuno al mio posto. Penso che la gente mi apprezzi perché sono proprio come mi vorrebbero, possono avvicinarmi e parlarmi. A volte è stressante, ma mi piace”. E per lui tenere un contatto con la gente non è difficile, visto che nasconde delle risorse preziose: “Parlo cinque lingue, inglese, tedesco, italiano, turco e capisco arabo e francese”. E’ un caso strano per un calciatore: di solito i giocatori vengono considerati a un livello più basso. “Ma io non sono mica un animale! – ribatte – E’ anche vero però che uno stadio è un posto particolare, la gente si aspetta che chi ci gioca dia l’anima per vincere. E’ da impazzire e alla fine ti senti come un gladiatore”. Infine, poche repliche a chi lo prega su Twitter di limitare i suoi incontri amorosi con la fidanzata Melissa Satta per evitare gli infortuni: “Fesserie, tutti i giocatori dovrebbero essere infortunati se fosse così”.