Una sintesi dell’articolo de ‘Il Corriere dello Sport’: Una conferenza stampa sul filo della tensione per il tecnico giallorosso…
Come un vulcano in piena fase di eruzione. Durante la consueta conferenza stampa della vigilia, Luis Enrique non ha trattenuto il suo nervosismo. Il tecnico asturiano si è scagliato contro tutto e tutti (giornalisti in primis). L’ennesima pioggia di critiche deve aver fatto male a Lucho. «Ho sbagliato tutto, al cento per cento e in tutto. Se mi prendo la colpa non va bene, se non la prendo è lo stesso. E allora ditemi cosa volete che dica… Volete che dica che finora ho fatto tutto bene?». Luis si carica addosso il peso delle responsabilità ma, al tempo stesso, attacca con fermezza il mondo mediatico: «Sicuramente ho sbagliato in tutto, la penso così e così la penserò. Ho sempre detto che la cosa più importante in una società come questa è il rispetto per i tifosi e io li rispetto profondamente. Con voi (si riferisce ai giornalisti presenti ieri a Trigoria, ndr) però è diverso. Lasciamo stare… Non so dove lavorate e non mi interessa…La responsabilità di ciò che succede è mia. I cinquanta punti che abbiamo in classifica, pochi evidentemente, sono colpa mia. Certo, è una frase fatta, ma ho profondo rispetto per questa società, per questi calciatori e per quello che rappresentiamo. La cosa importante non è vincere, ma essere orgogliosi di quello che stiamo facendo e rendere orgogliosi i tifosi. Ripeto che ciò che la squadra sbaglia o fa male è solo colpa mia. Tutto quello che fa bene, e con cinquanta punti secondo me qualcosa di buono è stato fatto, è merito dei calciatori». Ma quanto potrà durara ancora la sua panchina? «Cinque o dieci anni ancora? Scherzavo e ora non credo sia il caso. Qualcuno di voi può morire se lo dico ora… Non sarà così, non vi preoccupate. Nel calcio non si sa, ma tranquilli che non saranno cinque anni. Questo per me è un anno molto speciale per ciò che rappresenta essere l’allenatore di una grande società. E tutti mi hanno dimostrato grandissimo rispetto, dai tifosi, alla società e ai calciatori. Che succede ora? Ve lo dico tra cinque settimane…». Il tecnico asturiano crede ancora al terzo posto: «Dal primo giorno non ho mai pensato a cosa avrebbe potuto fare la squadra. Non sapevo quali calciatori avremmo preso e cosa sarebbe successo. Ora la realtà dice che la squadra è ancora in lotta per la Champions ed è molto vicina all’Europa League. Gli allenatori si giudicano per i risultati e questi sono quelli della Roma di Luis Enrique ad oggi. E mancano cinque giornate, vediamo che succede. Io vedo un’identità in questa squadra, ogni settimana, anche quando perde. Voi no? Rispetto il vostro pensiero. So che una sconfitta come quella di Torino è bruttissima e difficile da spiegare, capisco la rabbia dei tifosi. A inizio stagione eravamo tra i migliori in trasferta e soffrivamo in casa, ora succede l’inverso. E’ difficile trovare una spiegazione, ma l’approccio alla partita è sempre lo stesso, lo è stato con l’Udinese e con la Juve, in cui le motivazioni erano anche superiori, per l’avversario e la possibilità che avevamo di salire in classifica». E Totti? «Sono convinto di avere fatto il meglio per la squadra. Totti è il calciatore più importante per quello che rappresenta, senza nessun dubbio. Ma purtroppo ha 35 anni e, sfortunatamente, non giocherà fino a 50».