Totò Di Natale parla poco, ma quando lo fa si fa capire e bene. Non è abile soltanto in area di rigore dove segna valanghe di gol, sa andare dritto al cuore. Perché il suo cuore ora è tutto per «Moro». E’ molto scosso il numero 10 dell’Udinese. Dal momento della tragica notizia ha dormito poco e non ha mai smesso di pensare a quel che era accaduto e ieri mattina ha sentito che era il caso di far qualcosa di importante. Per aiutare la sorella del compagno, Maria Carla, innanzitutto, ma anche per salvaguardare i giocatori. Totò, dal primo pomeriggio di sabato, ha detto di non voler giocare. Perché, secondo lui, bisogna fermarsi e riflettere, ridurre il numero delle partite. Troppo stress e troppi impegni. Bisogna cambiare. Quella dell’attaccante dell’Udinese è una dichiarazione che fa rumore e fa riflettere. Una denuncia che scuote il mondo del calcio. Totò non si muove mai a caso. Ha sensibilità da uomo vero (la sua espressione di questi giorni dice tutto) e testa da dirigente. E ieri, ai microfoni delle televisioni, prima quella del club e poi le altre, non le ha mandate a dire: ”Bisogna evitare partite troppo ravvicinate, giocare meno. Io lo sto dicendo da tanto tempo, ne ho parlato spesso anche con i nostri medici. Ho 34 anni e l’anno scorso ho pensato, scherzando ma non troppo, di ritirarmi perché non si riesce più a riposare. Lo dico sempre ai dottori e ai preparatori: il calcio è bello, è uno sport importante ma c’è anche la salute da salvaguardare. Ringrazio anche l’Inter che, a prescindere dai provvedimenti della Figc, aveva stabilito che non si doveva giocare la gara. La Federazione e la Lega sono state poi tempestive nel prendere la decisione giusta”. L’appello del campione napoletano è stato accolto dai vertici sportivi e federali. Troppo facile pensare a una riduzione delle squadre in A e B. L’unico modo per giocare di meno.