Una sintesi dell’articolo de “La Gazzetta dello Sport”: I genitori e il fratello morti, la sorella disabile. E poi l’amore per la fidanzata pallavolista, l’ultimo tweet. Storia di un calciatore che ha combattuto contro tutto…
Un sorriso per ogni ostacolo che la vita gli aveva messo davanti. Proprio lui che avrebbe avuto mille motivi per essere incazzato con il destino, proprio lui che avrebbe potuto pretendere un angelo che lo proteggesse, ora dopo ora, fino a vecchiaia avanzata. Mario era come una cartolina, mostrava sempre il meglio di sè. A tutti. Vedeva il mondo a colori e sapeva stupirsi per le piccole cose quotidiane. Basta leggere i messaggi postati su Twitter. Mario si regalava da solo, ogni giorno, un pezzo di vita felice, ripartendo dopo ogni dramma personale sempre un po’ più forte. A 13 anni aveva perso la mamma Camilla, due anni dopo anche papà Aldo. Giocava già a calcio, nelle giovanili dell’Atalanta. Era soltanto un aspirante campione, ma già adulto. Per anni ha vissuto con la zia Miranda, a Monterosso, a due passi dallo stadio, e si è occupato di un fratello e una sorella disabili e bisognosi di continua assistenza. Poi, qualche anno fa, un altro colpo: la tragica morte del fratello Francesco, un altro funerale, altre lacrime. E ancora un briciolo di forza da trovare da qualche parte per ripartire, per non lasciarsi andare. «Spesso mi sono chiesto perché sia capitato tutto a me, ma non riesco mai a trovare una risposta e questo mi fa ancora più male. Però la vita va avanti», aveva confessato nel 2005 in un’intervista al Guerin Sportivo. «Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita, ma allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori. Vorrei diventare un buon calciatore soprattutto per loro, perché so quanto li farebbe felici. Per questo so di avere degli stimoli in più. Nel giro di due anni ho perso i miei punti di riferimento più importanti, adesso so di esserlo io per i miei fratelli, nonostante sia il più piccolo della famiglia». Un punto di riferimento, Mario, lo è stato anche per i compagni, in ogni squadra dove è statoLo piangono tutti, Morosini. Chi a Bergamo è cresciuto, come lui, o chi l’ha incrociato in giro per l’Italia. Mario era così. Scriveva della Vita sempre con la V maiuscola e l’arricchiva con i suoi valori, le sue passioni: l’amore, l’amicizia, la musica, il calcio, il tennis. Mario aveva anche trovato l’amore. Era fidanzato con Anna Vavassori, una pallavolista bergamasca della Valpala Valbrembo