Stramaccioni, ora tocca a te. «Io mi sento pronto però basta promesse: serve una gara da Inter»
Il nuovo tecnico all’esordio, per invertire una rotta disastrosa «Emozionato? Solo quando sono entrato nello spogliatoio»
Fino a un mesetto fa non gli passava neanche per l’anticamera del cervello di poter vivere un giorno così e le vigilie di attesa erano quelle con la Primavera, che ieri pomeriggio ha visto (perdere) in tv, forse pensando a quanto possono cambiare le cose in così poco tempo. Travolto da un insolito destino, con il telefonino sommerso da chiamate e sms («No, quello di Mourinho no: lui non sa neanche chi sono»), Andrea STRAMACCIONI non pare comunque il tipo da sentirsi girare la testa e tantomeno da sentirsi inadeguato. E anche ieri si è fatto vedere com’è: per usare un solo aggettivo, quello che si è scelto da solo, «pronto». E molto altro. Ovvero anzitutto realista: «Sono soddisfatto di questi primi cinque giorni di lavoro, ma io non ho la presunzione di poter incidere in così poco tempo. Provo a garantire la miglior Inter possibile al primo di aprile, ma una cosa la so bene anche se sono giovane e inesperto: se sarà stata una settimana buona o cattiva, si saprà solo verso le cinque meno un quarto di domani. Alla squadra ho chiesto una cosa semplice: non so neanche con chi giochiamo la partita dopo, dobbiamo pensare solo a battere il Genoa. Basta parlare, basta promesse: ora bisogna rispondere sul campo, e questa è la voglia di invertire la tendenza che ho io e hanno i ragazzi. Dobbiamo dare un segnale che ci siamo, per smentire tutto ciò che di negativo è stato detto su questa squadra. E nel calcio esiste un modo solo per farlo: zero proclami, solo fatti». E Stramaccioni spende due parole anche sui suoi nuovi calciatori: «Mi sono trovato a lavorare con professionisti pazzeschi, che avrebbero dato il massimo con qualunque allenatore fosse stato scelto da Moratti. La più grande emozione è stata entrare per la prima volta nello spogliatoio, non quella che proverò domani alle tre: sarà comunque pazzesca, certo, ma io in campo mi sento a mio agio e quando l’arbitro fischia prende il sopravvento la concentrazione, e penso solo alla partita». Che Stramaccioni ha preparato, «con le mie idee, il mio modo di lavorare, provando a calibrarlo con le caratteristiche di questi giocatori: nel cambiamento ho cercato anche continuità». Di uomini, più che di sistema di gioco, perché il suo 4-3-3 quest’anno in pratica non si è mai visto. Su Zarate: «Mauro ha qualità e le scelte che faccio dipendono da quello che vedo in campo: questa squadra davanti ha tanta qualità, è giusto farne stare in campo il più possibile». Ma come dice Stramaccioni, anche tutto questo passa in secondo piano di fronte ad un’altra realtà: «Dobbiamo fare una partita da Inter, e questo non lo dice Stramaccioni: lo dicono tutti, dal primo all’ultimo, nello spogliatoio». Però oggi San Siro aspetta soprattutto lui: sarà anche la dura legge del calcio, ma non pensiate che gli dispiaccia.