GAZZETTA DELLO SPORT. Ibra. Nessuno re del gol con 2 maglie diverse
Vinse il titolo con l’Inter, può ripetersi al Milan: non è mai successo nella storia della Serie A
A sentire parlare lui, della classifica marcatori sembrerebbe non importargli granché. A Zlatan, quando non prende a ceffoni gli avversari e a male parole i giornalisti, piace dare spazio a una sincera vena filantropica. Lui adora mandare in porta i compagni, ripete spesso che conta fare gol e non chi lo fa, parla di obiettivi comuni più alti e nobili rispetto ai traguardi personali. Tutto vero, tutto giusto. Ma resta essenzialmente un attaccante, e il gol per un attaccante è l’apice del proprio mestiere. D’altra parte basta sfogliare la sua biografia per capire quanto ci tenga. «Quando arrivai in Italia si disse: Zlatan non fa abbastanza reti. Invece avevo vinto la classifica marcatori, nessuno poteva più dire una cosa del genere», come riporta La Gazzetta dello Sport.
Poi c’è stata l’evoluzione della specie, sia chiaro. L’era rossonera di Zlatan ha modificato profondamente il suo modo di giocare e di interpretare il ruolo di centravanti. E Ibra quest’anno in campionato si è divertito a raggiungere traguardi e superare record. Ad esempio le 19 reti dopo 27 turni: al massimo era arrivato a 15 nelle due stagioni interiste. Anche la media gol è la migliore di sempre: uno ogni 96 minuti. Ancora: a segno per 6 gare consecutive. Non c’era mai riuscito. E a novembre ha realizzato pure la rete numero 100 in Serie A (ora è a 113): serve altro?