Via anche quella maglia, dai: in una notte così non conta più nulla, figuriamoci certe vecchie scaramanzie. Via anche la maglia bianca con banda rossa di Claudio Ranieri, quella delle sette vittorie consecutive, che aveva poi resistito per tutte le vigilie, compresa quella di Napoli-Inter, anche quando l’influsso positivo era ormai svaporato: stanotte o è il bianco (senza banda rossa) che il tecnico ha indossato ieri, oppure è nero. O è vittoria, «una medicina troppo importante», oppure sono casini. O l’Inter c’è, oppure non ce la fa: magari neanche a salvare la sua panchina, sulla quale, se dovesse andar male, dalla prossima settimana potrebbe sedere la coppia Baresi-Bernazzani, o il tecnico della Primavera Stramaccioni, oppure chissà chi.
Non è un dentro o fuori Ranieri non la legge così: «Non vivo questa partita come un dentro o fuori, non mi sento sotto esame: perché sento la piena fiducia della società e perché la situazione di classifica era molto più critica quando sono arrivato. Ero positivo allora, lo sono adesso». Il punto è come far sentire così anche la squadra e infatti a Ranieri, pur con tutti gli sforzi possibili, poi viene da dire anche cose tipo: «Dobbiamo giocarla come se fosse l’ultima partita. Non per me: l’ultima partita e basta, liberi da ogni condizionamento psicologico».
Pubblico, aiutaci anche tu E’ una parola… «Adesso il problema è la testa, molto più che la qualità o le gambe: è la frenesia di dover fare certe cose che ci fa correre male. Fino ad oggi ho cercato di tutto per allenare anzitutto le teste: l’unica è perseverare, non arrendersi, provare a giocare senza pensare a quello che ci portiano dietro.