Francesco Guidolin si è seduto su una Panchina d’oro e si è sciolto. «Sono emozionato, felice». Sembra anche un po’ agitato. «E’ un premio importante, lo danno i colleghi, l’ho rincorso a lungo. Dentro c’è la mia storia, il passato e il presente. Ho lavorato, i risultati non sono mancati. Credo che, a parte la stagione scorsa, straordinaria, abbia influito sul giudizio degli altri allenatori anche la riconferma di questo anno: siamo ancora terzi».
Guidolin, sa com’è. Tanti si chiedono: perché mai un’occasione con una grande per Guidolin?
«A me fa piacere se lo dicono: significa che sono credibile, che la gente mi apprezza. Però io sto bene dove sto. A Udine mi fanno lavorare in serenità e hanno fiducia in me. Ringrazio Pozzo, tutta la società, lo staff, i miei ragazzi. Mi hanno permesso loro di prendere questo premio».
Ha dedicato questa Panchina d’oro ai suoi genitori.
«Ho pensato a mio padre che ho perso e a mia madre che non sta bene. Sono le persone che mi hanno amato di più, che mi hanno dato un’educazione. Se sono quello che sono lo devo a loro».
In questo momento si parla soprattutto del messaggio lanciato da Buffon.
«Buffon è stato sincero. Apprezzo il fairplay, ma apprezzo anche l’onestà».
Altro caso del giorno, Luis Enrique e le sue regole. Lascerebbe fuori chi arriva in ritardo?
«Luis Enrique è simpaticissimo e ben visto da tutti noi. Non conosco la dinamica dei fatti, so solo che lui mi piace».
A Coverciano c’era un bel clima?
«Clima sereno, bella riunione fra colleghi. Dovrebbe essere sempre così, anche quando il pallone rotola».