Il Milan ha molto più diritto al rimpianto, ma il pareggio di campo, in fondo, ha una sua giustizia: Milan a lungo migliore e poi rimontato dalla fisicità e dalla proverbiale anima d’acciaio della Juve, che salva la pelle anche stavolta e prolunga la sua imbattibilità record. Se vincerà nel recupero di Bologna, tornerà lepre. La rimonta di San Siro rafforzerà ulteriormente la personalità della Signora. Conte ha pareggiato con gol (Matri)e assist (Pepe) pescati in panca, a conferma di un organico potente. Ma il Milan non esce avvilito dal confronto diretto. Anzi.
Milan corto Si vede subito che è una Juve dal voltaggio inferiore, come quei phon che ronzano piano e asciugano poco. In entrambe le fasi. Non si riconosce il solito pressing alto e selvaggio. In fase di costruzione, Pirlo ha inaspettata libertà di impostazione. Allegri ha mantenuto la promessa: nessun mastino, nessuna gabbia.
I molti errori in appoggio segnalano anche una concentrazione meno feroce del solito. Quello di Bonucci al 14′ segna la partita. Il ragazzo, che non soffre crisi di autostima e ama disimpegnarsi alla Franz Beckenbauer, regala palla a Robinho che innesca il tiro di Nocerino. Bonucci completa la frittata con una deviazione sfigata che spiazza Buffon. Il Milan, che temeva l’ex Pirlo, segna con l’ex Nocerino: bella beffa. Vantaggio meritato per la pulizia e la determinazione con cui fa le cose semplici. Arriva sempre per primo sulla palla, è più reattivo. Restituisce la sensazione che aveva dato la Juve all’andata: squadre con marce diverse.
Che Binho Solido nelle mediana, il Diavolo tiene fermo Pato e scatena Robinho in lungo e in largo. Il brasiliano, concreto e senza fronzoli, è il migliore, a riprova di un talento che s’accende nelle partite più calde. Ad altri compagni (ieri assenti) riesce meno. Punge pure Emanuelson. Tutto più veloce di quanto c’è Ibra. Se pure il signorino Pato avesse voglia di sbattersi, per Buffon sarebbero guai maggiori. E comunque i guai arrivano lo stesso. Il portiere chiude su Robinho e, soprattutto, scrosta dalla porta un colpo di testa di Muntari, entrato di parecchio (27′). Come nel ’98 ad Empoli: la Juve che ricerca un passato antico, ritrova anche questo. Sul ribaltamento, Estigarribia calcia l’unico tiro in porta del tempo.
Promessa Nella ripresa Conte inserisce Pepe al posto dell’acerbo Estigarribia e attrezza il 4-3-3, che permette maggior qualità di gioco. Il tecnico dovrà riflettere sulla cosa. Allegri risponde con El Shaarawy in cambio del giovin signore Pato. Il Faraone entra con straripante personalità. Ora tutto il tridente offensivo ha voglia di correre. La prima sensazione infatti è che il Milan abbia in canna la ripartenza del k.o. E invece, poco a poco, monta la fisicità e l’orgoglio d’acciaio della Juve che guadagna campo e mette il Milan in scatola. Conte punta due fucili nuovi: Vucinic e Matri. Allegri rafforza le barricate: Ambrosini per Emanuelson. Ma non c’è niente da fare. Matri segna una prima volta (lo sciagurato Romagnoli dice no). Il secondo gol, su splendida girata (38′) inchioda la partita sull’1-1. Dimentichiamo la rissa finale e prendiamo questo incrocio intenso e spettacolare, come la promessa di quello che verrà: una volata scudetto che ci emozionerà e ci farà divertire.