GAZZETTA DELLO SPORT. E li davano per finiti Da Muntari a Barzagli, i rinati

GAZZETTA DELLO SPORT. E li davano per finiti Da Muntari a Barzagli, i rinati

Non solo Pirlo e Abbiati: la sfida di San Siro passa da chi ha smentito gli scettici

(getty images)

Il giorno in cui i dubbi attorno ad Andrea Pirlo non riguardarono più la sua destinazione – Juve, dopo 10 anni di Milan – gli scettici compulsivi si concentrarono sul rendimento. E dove tutti vedevano domande («sarà lo stesso?», «a 32 anni quanto reggerà?»), Gigi Buffon riconosceva certezze. Il portiere della Juve non ha mai covato dubbi su quell’ingaggio. I silenzi del regista alimentavano le ragioni di chi lo pensava – senza il coraggio di dirlo – «bollito», un «quasi ex». Fu sempre il portiere a cavarlo d’imbarazzo parlando per sé, per l’amico e per la Juve. «E’ l’affare del secolo» disse. E se Pirlo continua nei suoi sereni silenzi, Buffon prosegue nelle sue serene sentenze: «Più decisivo di Ibrahimovic» (a «La Stampa», ieri). La parabola di Pirlo traccia uno dei temi di Milan-Juve. Nella sfida-scudetto i ruoli principali spettano a gente data per finita, a «bolliti» tornati appetitosi arrosti. Buffon in estate ha fatto da scudiero all’amico, dopo 17 anni di calcio e la vittoria di una Coppa del Mondo. Ma nessuno aveva fatto da scudiero a Buffon, pochi mesi prima. Da solo aveva respinto un infortunio alla schiena e un codazzo di insinuazioni. Il numero uno del mondo? Un tempo, forse. L’insofferenza era montata fino a schiacciare il rapporto con la Juve stessa. Ma persino la notte, se non hai paura del buio, finisce. Per Buffon è finita un giorno di settembre, dopo un 4-1 al Parma. «Dio c’è», sorrise guardandosi attorno. Vedeva Pirlo soddisfatto come un ingegnere, Conte esaltato come un sanculotto, vedeva se stesso. E se stesso gli bastava. Perché il mondo iniziava a ricredersi, sulla Juve, su Pirlo, su Buffon: sì, era ancora il numero uno.
Perché gli scudetti li vinci anche così. Con l’ultimo arrivato. Aspetti la prima ballerina, poi è quella in terza fila che ti salva lo spettacolo. Muntari è arrivato via Inter. Dalle parti di corso Vittorio Emanuele sorridevano. La domenica Muntari ha giocato, segnato e vinto a Cesena. E all’Inter sorridevano un po’ meno. Barzagli in Germania aveva perso Nazionale e brillantezza. Adesso se non gioca lui, in difesa gioca l’ansia. Il calciomercato puoi farlo al supermarket o in botteghe artigiane. La Juve e il Milan hanno preso Barzagli e Muntari come mercanti nei bazar, che scartano i tappeti costosi e vanno a sbirciare dietro le porte. Magari ci scovi uno scudetto. Quando Abbiati è tornato al Milan, sembrava dovessero tollerarlo, più che sfruttarlo. Aveva girato il mondo ma l’elastico che lo legava al Milan alla fine l’aveva sempre tirato indietro. Nel 2010 ha giocato poco, e maluccio. Ma dai suoi silenzi ha tirato fuori il meglio. E nel 2011 ha vinto lo scudetto giocando sempre e bene. Quando Van Bommel è arrivato al Milan, gennaio 2011, i tifosi rossoneri hanno sbuffato. Dove ieri brillava Pirlo, ora mestierava questo olandese che fa il pirata di centrocampo. Ma quando l’hanno messo lì in mezzo, dopo Champions e campionati navigati ovunque, hanno capito che quel pirata ha la bussola nei piedi.

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