GAZZETTA DELLO SPORT. Moratti se ne va prima A San Siro un solo urlo «José Mourinho!»
Il presidente nerazzurro è uscito a 25 minuti dalla fine, i tifosi della Nord sostengono la squadra ma poi sbottano E al parcheggio qualche calcio alla macchina dell’a.d. Paolillo
L’emorragia non si ferma. Prosegue copiosa, anche quando tutto pareva pronto per tornare a sorridere. E a vincere, perché al di là del gioco è questo che manca come il pane all’Inter il bilancio al momento è di un misero pareggio nelle ultime sei gare. Ma l’umiliazione dello 0-3 senza lottare no, non ci sta. E il popolo nerazzurro s’arrabbia. Finisce con attimi di tensione fuori dallo stadio: c’è un capannello di tifosi all’uscita dei parcheggi, vola qualche calcio sull’auto dell’a.d. interista Paolillo. Solo qualche fischio quando lo speaker annuncia Ranieri. E l’idillio continua anche per i primi 20′ abbondanti. Poi i due cazzotti di Di Vaio, forti, a freddo. E all’intervallo il Meazza si spacca. «Forza ragazzi», urla la curva. Dagli altri settori, fischi a pioggia. Ed è il refrain di tutto il secondo tempo. Non si salva nessuno. Quando Ranieri mette dentro Poli per un inconcludente Forlan, sull’uruguaiano che cammina a testa bassa verso la panchina San Siro è tutto un fischio. Non accade lo stesso, invece, qualche minuto dopo per Faraoni. Sneijder e Zanetti se ne accorgono, e vanno a rincuorare il compagno. La Nord continua a cantare, ma cambiando tono: «Noi vogliamo un’Inter che lotta». Se ne va anche Moratti, che con 25 minuti ancora da giocare abbandona la tribuna. Poi ci mette il piede anche Acquafresca. Le tribune si svuotano, e quelli che restano si arrabbiano. Dopo aver stoicamente difeso quest’Inter per 85 minuti, la Nord esplode. «Andate a lavorare», «Fuori le palle», «Giocate senza la maglia», «Vergognatevi», addirittura gli olé alla melina del Bologna. Erano anni che questo repertorio era nel cassetto. L’ultimo coro, due parole, è una sentenza. «José Mourinho». E non ci sono settori che tengano, qui cantano tutti.