Il giorno più brutto nella bellissima stagione dell’Udinese è arrivato ieri. «Antonio Di Natale ha riportato una minuta frattura del secondo dito del piede destro. Il giocatore dovrà osservare alcuni giorni di riposo». Questo il comunicato della società. La realtà è molto più allarmante. Il capocannoniere del campionato, che anche sabato sera aveva messo il timbro (il 17°) nella partita col Milan, rischia di fermarsi per un mese. Una mazzata. Perché l’Udinese ha sofferto senza di lui mostrando un’insostenibile leggerezza offensiva (non è un caso che, col Milan, uscito Totò, per un’entrata durissima ed evitabile di Thiago Silva, la partita sia stata ribaltata dai rossoneri) e perché, finora, non ha affrontato un’emergenza simile. In società vanno cauti, ma le voci che filtrano parlano di un mese di stop. Che vorrebbe dire rinunciare al ritorno in Nazionale il 29 a Genova nell’amichevole con gli Stati Uniti (solo un miracolo può farlo recuperare), quella in cui Di Natale avrebbe dovuto provare l’intesa con Balotelli. E’ un piccolo problema per Cesare Prandelli, che sa di poter contare sull’unico attaccante della A che dà piene garanzie, è un grande problema per Francesco Guidolin che ha saputo dosare al meglio Totò trovando un sistema di gioco che fa rendere al meglio lui e l’Udinese.
Isla Un sistema perfetto che si sfascia completamente perché l’altra terribile notizia di giornata riguarda Mauricio Isla. La diagnosi per il centrocampista cileno, come si prevedeva, è spietata: «distorsione del ginocchio destro con interessamento capsulo-legamentoso. Lesione del legamento collaterale e interessamento del crociato anteriore». La stagione di Isla finisce qui. Se ne riparla a giugno (per il mercato, con l’Inter in pole position) o a luglio (per il ritiro, se rimarrà bianconero). Guidolin aveva capito tutto. Ma ha provato a convincersi che non fosse così. Ancora una volta aveva trovato un modulo con Isla trequartista, quasi seconda punta, capace di far malissimo al Milan e a chiunque.