JUVENTUS. La gioia inarrestabile di Padoin :” Mi sembra ancora un sogno “

L’entusiasmo del nuovo arrivo in casa Juventus 

 

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” Mi stavo allenando a Bergamo, poi arrivò il mio procuratore e mi disse :” Vuoi andare alla Juve ? ” Pensavo all’inizio che scherzava… Da quel momento non ho pensato ad altro. E’ successo tutto così all’improvviso che ancora non me ne rendo conto”. Padoin gioca finalmente in una grande squadra, realizza il suo sogno e scende in campo mercoledì sera in coppa Italia contro il Milan a San Siro. «Mi ha fatto un effetto incredibile – racconta il centrocampista durante il Filo Diretto di Juventus Channel – Non me lo sarei mai aspettato. Se penso che poco più di una settimana fa ero all’Atalanta, non mi sembra vero. Da ragazzino si spera sempre di arrivare il più in alto possibile, ma non mi sarei mai aspettato di poter arrivare qui, anche perché avevo da poco rinnovato con l’Atalanta e a quasi 28 anni è dura ricevere una chiamata così importante».

Il cambio da Bergamo a Torino è stato notevole: «E’ stato un cambiamento radicale a livello di vita, ma come mentalità, visto che giocare per vincere è la cosa più bella, non credo avrò problemi da questo punto di vista. Mi sono accorto del cambiamento preparando al gara contro il Milan: con l’Atalanta avremmo riservato più attenzione alla fase difensiva, mentre qui si cerca di imporre il nostro gioco».

 

Questa del resto è la filosofia di Conte, che Simone aveva già conosciuto all’Atalanta: «Ora lo vedo più tranquillo rispetto al periodo di Bergamo, soprattutto negli allenamenti. Sotto il profilo tattico credo sia cambiato molto, perché prima non si discostava dal 4-2-4, ma ora ha dimostrato di saper cambiare modulo e giocatori anche in base agli avversari e credo che questo vada apprezzato. Comunque è ancora un “martello”, da questo punto di vista non è cambiato. Credo che la Juve avesse bisogno di una allenatore del genere, amato dal pubblico. Quando i tifosi vedono alla guida della squadra uno come lui che ha dato tutto per questa maglia, si carica ancor di più».

Leonardo Craja

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