MILAN. Zlatan Ibrahimovic, dalla sua biografia veleno contro Guardiola

Zlatan Ibrahimovic è certamente un giocatore di personalità in campo e fuori e lo dimostra non solo con i gol da fuoriclasse che è in grado di realizzare, ma anche nelle interviste che rilascia, anche se non sono molto frequenti visto che l’attaccante non ama molto raccontare aspetti personali di sè. A partire dall’11 novembre, però, gli appassionati del numero undici rossonero avranno la possibilità di conoscere maggiori particolari su di lui grazie all’uscita della sua biografia dal titolo “Io sono Zlatan” scritta insieme a David Lagercrantz e di cui il quotidiano del suo Paese “‘Aftonbladet” ha reso noto alcuni stralci presenti all’interno del primo capitolo.

Già dalle prime pagine, infatti, Ibra parla del suo rapporto non certo semplice avuto nel corso del suo unico anno trascorso nelle file del Barcellona con l’allenatore Pep Guardiola in cui non lesina negli insulti nei confronti dell’allenatore spagnolo che sarebbe stato quindi il principale “colpevole” del suo addio ai blaugrana e quindi della sua scelta di trasferirsi al Milan. Il litigio più forte tra i due, in particolare, si è avuto negli spogliatoi nel corso di Villareal – Barcellona, , gara arrivata poco dopo l’eliminazione in Champions League subita contro l’Inter di Mourinho, in cui Zlatan non ci ha visto più dopo essere stato lasciato in panchina per l’ennesima volta e ha così sbraitato pesantemente nei confronti del tecnico: “Ho gridato di tutto a Guardiola, gli ho urlato ‘non hai le palle’ e anche cose peggiori come ‘ti caghi addosso davanti a Mourinho, puoi andartene all’inferno. Ero completamente folle, avevo perso il controllo e al posto di Guardiola mi sarei messo molta paura”.

Un altro colpevole del rapporto ormai sempre più degenerato con Guardiola è stato poi Leo Messi in seguito alla richiesta del giocatore argentino di giocare come “falso attaccante” rendendo quindi ancora più difficile la presenza in squadra dello svedese. Secondo Ibra, inoltre, Messi Xavi e Iniesta si sarebbero comportati come degli studenti incapaci di protestare e sempre pronti ad obbedire al punto tale da accettare la richiesta di Guardiola di recarsi all’allenamento con le auto offerte dallo sponsor, ma l’attaccante non ha mai sopportato questo: “Perchè deve decidere il club che macchina devo guidare? L’obiettivo di Guardiola era “far stare tutti con i piedi per terra. Al volante io guido sempre come un pazzo, sono arrivato ad andare oltre i 300 chilometri orari lasciandomi dietro la polizia, ho fatto tante cose stupide che non oso pensarci su”.

Ibrahimovic non dimentica ovviamente di raccontare i retroscena che hanno portato al suo passaggio al Milan, club dove si trova benissimo e che gli ha permesso di dimenticare i momenti difficili al Barcellona e determinante nella trattativa è stato ovviamente il suo procuratore Mino Raiola: “Dopo l’acquisto di Villa da parte del Barcellona, era chiaro che avremmo dovuto fare qualcosa per forzare la mia cessione e abbiamo deciso di dire che eravamo già d’accordo con il Real, così abbiamo ottenuto di andare al Milan”. Ibrahimovic non era però interessato ad andare nel Real di Mourinho, grande rivale del Barcellona, anche se per lui la differenza tra l’allenatore portoghese e Guardiola è decisamente sostanziale: “Quando Mourinho entra in una stanza arriva la luce, con Guardiola si chiudono le persiane”.

Messi è venuto già a conoscenza delle parole espresse da Ibrahimovic che riguardano anche lui, ma ha preferito non alimentare polemiche: “Con noi della squadra il rapporto è sempre stato buono, se Ibra aveva dei problemi era solo con il tecnico”.

Ilaria Macchi

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