JUVENTUS. Conte di lotta e di governo «Noi vinciamo divertendo»

(getty images)
Antonio Conte arriva a fine gara senza voce. «Il quarto uomo mi ha detto: mister, così non arriva a 60 anni. E io gli ho risposto: tanto smetto l’anno prossimo». Comunque una vittoria qui si commenta anche a gesti: «Stiamo facendo passi avanti, il successo sull’Inter è importante: restiamo in testa ed è una soddisfazione e un premio per i ragazzi che si stanno allenando benissimo da luglio. Prima della partita ho ricordato la figuraccia del primo tempo del Trofeo Berlusconi e loro hanno reagito benissimo. Non è facile venire a San Siro, vincere contro l’Inter segnando due gol e creando tante altre occasioni». In effetti la Juve ha la tendenza a non chiudere le partite: «Ci manca il cinismo — concorda il tecnico —. E dobbiamo migliorare sulla continuità: ogni tanto usciamo dalla partita, bisogna imparare a riposare con la palla perché non si può sempre andare a cento all’ora. Però siamo partiti da zero sotto tutti i punti di vista e già siamo in grado di fare un calcio offensivo e di divertire i nostri tifosi».
Verso Napoli I bianconeri hanno sofferto solo qualche discesa di Maicon: «Era normale che accadesse — spiega Conte —, poi ho spostato Pepe da quella parte: Simone è un giocatore multi-uso ed è stato bravissimo. Poi c’è un segreto: ho un bastone con molti chiodi e quando Pepe cala di intensità lo minaccio (ovviamente ride, ndr). Sono anche molto contento di quello che ha fatto Estigarribia. Più in generale, dopo il primo tempo ho cambiato qualcosa dal punto di vista tattico per evitare la superiorità numerica dell’Inter sulle fasce. E nella ripresa abbiamo controllato benissimo la situazione. Adesso ci aspetta la trasferta di Napoli, contro una squadra che può vincere lo scudetto».

Gestione cookie