Cos’è rimasto di quell’Inter che scorre piena di luce sul maxischermo di San Siro prima che le due ore successive ne decretino il tramonto forse definitivo?
Il ritardo Il presente è un paradosso: ieri, soprattutto nel primo tempo, è stata forse la miglior Inter della stagione. E magari anche la svolta del suo campionato, se è vero quello che ha detto Pazzini: «Non molliamo ed è presto per scegliere fra campionato e Champions: anzi, è una fortuna avere subito il Lilla. Però dopo partite così non è facile nemmeno continuare a lavorare con serenità: è assurdo finire il primo tempo sotto senza capire come, prendendo gol nei nostri momenti migliori. Oggi abbiamo un bel ritardo, dobbiamo cominciare a vincere con continuità».
Di quell’Inter è rimasta la suggestione di un gol di Maicon, potenza e incoscienza come il 16 aprile 2010, 1-0 e Juve spazzata via, per volare verso tutto. Oggi il volo è una parabola verso il basso che neanche una gara di rabbia (o di forza della disperazione?), ha saputo deviare. E il peggio, ha detto poi Zanetti, è che «non abbiamo perso la fame, però in certi momenti non capisci cosa ti impedisce di fare risultato. Ma i tifosi hanno capito i nostri sforzi: ora il riscatto con il Lilla e poi il Genoa».