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VALENTINO ROSSI: “Sic, mi manchi”

«Cazzo, mi manchi» . Valentino Rossi ha il dono della sintesi. Quello che tutti volevano dire invece di farsi non so quanti chilometri di autostrada per venire fino a Coriano e rimanere fuori dalla chiesa, a farsi ammassare alle transenne per sentire dall’altoparlante quello che avrebbero visto più comodamente a casa, in tivù. Quello che tutti avevano in mente mentre sfilavano le foto più belle di Marco Simoncelli, le immagini delle vittorie e delle risate, gli occhiali a specchio e i capelli imbrigliati da un improbabile cerchietto. Quello che chiunque aveva cercato di dire sfiorando la bara e buttando in aria un bacio. Quello che ognuno di noi ha pensato guardando papà Paolo incurvarsi per abbracciare gli amici e i rivali del suo ragazzo, per mettergli le mani sulle spalle, per consolarli lui. Tutto questo, Valentino lo ha detto in tre parole. «Cazzo, mi manchi».

E fra Valentino e Marco i punti di contatto erano tanti, anche se Sic rivendicava spesso che «il vero romagnolo sono io». Si volevano bene, si trovavano spesso, non soltanto sulle piste del mondo e sui voli intercontinentali. A fare gli sterrati alla Cava, a correre verso una cena di pesce per queste curve pericolose e così dolci. A parlare nella loro lingua quasi uguale. Diobò, che bello. Cazzo, mi manchi. Tanto che a Valencia Rossi potrebbe correre con qualcosa di Sic sulla moto.

Redazione Sportiva