José Mourinho è la kryptonite del Barcellona. Dopo l’impresa di eliminarlo dalla Champions con l’Inter l’anno scorso, eccolo accarezzare felice la Coppa del Re appena vinta dal suo Real Madrid, 1-0 in contropiede griffato Ronaldo -noblesse oblige -dopo aver attraversato l’inferno per un’ora. Ma la kryptonite è così: prima depotenzia l’avversario -il Barça nel primo tempo non è esistito -poi lo abbatte quando il peggio sembra passato. Gara 2 va così a un Madrid che resta meno forte, ma non ha più complessi di inferiorità. Troppe botte. Se già il clasico di Liga di sabato scorso non era stato granché, il secondo comincia come una partita sinceramente brutta, giocata sul filo dei nervi, dei calcioni, delle ripicche e delle vendette da quelli che pure sarebbero i calciatori migliori del mondo dal punto di vista tecnico. Undiano si era segnalato al Mondiale come arbitro dal cartellino troppo facile, ma qui una partita che andrebbe subito calmata con qualche giallo viene invece lasciata decollare verso la rissa. Non ci sono buoni e cattivi, né provocatori e vittime: menano tutti e tutti si buttano a terra rantolanti anche quando hanno schivato la pedata. Non era questo il concerto che ci si aspettava dalle migliori orchestre dell’accademia. […]
Mourinho ripete il modulo dei tre mediani, piazzando Ronaldo centravanti e promuovendo Ozil sulla fascia dopo lo scorcio fondamentale di sabatO. […] E’ uno schieramento a molla che toglie del tutto ossigeno al Barça, mai al tiro nei primi 45’ (!), e produce vertiginosi contropiede sui quali Ronaldo sfiora il colpo al 12’ (Pinto superato, salva Mascherano) e al 36’ (Pinto ribatte). La palla capitale per il Real, però, è quella che plana in area al minuto 44 da un cross al bacio di Ozil: il colpo di testa di Pepe è ispirato, ma il palo s’incarica di respingerlo, decidendo che si è trattato di un primo tempo troppo brutto per nobilitarlo con un gol. Il cambio Tutto un altro Barcellona quello che esce dai blocchi nella ripresa, complice la scelta rischiatutto di Guardiola di avanzare la difesa a ridosso del centrocampo per alzare il baricentro della squadra e allargare il fronte offensivo con le incursioni di Alves, latitante sin lì. L’uscita di stazione del pendolino brasiliano stravolge la scacchiera, perché sull’intero arco il Real non riesce più a pressare come prima, e lo spostamento di Messi a destra per sfuggire a Pepe e ricomporre il triangolo delle Bermude con Xavi e Alves finisce di ribaltare la partita. Monta in cattedra Iniesta, Pedro va in gol vedendoselo annullare per fuorigioco (24’), Casillas deve superarsi al 30’ su Messi, al 31’ su Pedro, al 36’ su Iniesta, due recuperi di Carvalho sono da protezione civile. C’è solo il Barça in campo, ma il gol non arriva; anzi, al 90’ è l’improbabile ma efficace Pinto a salvare la baracca su Di Maria. La soluzione Il copione dei supplementari non cambia, Barcellona all’assalto e Real chiuso all’angolo, pronto però a mordere come un serpente. All’ 8 Xabi lancia Ronaldo in un’autostrada, e il diagonale del portoghese sfila proprio a un millimetro dal palo lontano. E’ l’annuncio del vantaggio: fuga a sinistra di Di Maria, cross magistrale, e Ronaldo di testa non sbaglia.