IL TEMPO – La Roma perde la terza partita di seguito e finisce risucchiata nel vortice delle tensioni. Prima del fischio d’inizio il labiale di Borriello in panchina ripreso dalle telecamere ha aperto il primo squarcio della serata: «Ma come si fa? Devo stare in panchina proprio io che ho segnato venticinquemila gol». Difficile dargli torto ma farebbe meglio a perdere il «vizietto».. Poi quel quarto d’ora di follia. Tre gol, l’Europa che se ne va, l’Olimpico infuriato. E a fine partita la curva chiede e ottiene la gogna. «E’stato – racconta De Rossi – un gesto di rispetto per questa gente. La Roma ha talento, ma è capace pure di fare il patatrac in dieci minuti come stasera. Ci vorrà ancora tempo per diventare una grande squadra, di quelle che sanno mantenere la calma nei momenti difficili. I risultati non arrivano mai per caso. Due settimane fa vivevamo tutt’altra situazione, ma dobbiamo restare ottimisti, le parole che ci siamo detti a fine partita mi fanno ben sperare in vista del ritorno». Riise ha fatto mea culpa. «Ho sbagliato, chiedo scusa ai tifosi. Giusto sostituirmi nell’intervallo, sto male di testa e di stomaco». Doni (medicato alla caviglia con cinque punti), Cassetti e Burdisso lo dicono in coro: «Giusto fischiarci, ma per la qualificazione non è finita». Le parole non bastano. I giocatori hanno sventato il ritiro invocato dalla Sensi, non la contestazione all’uscita dallo stadio, con un centinaio di tifosi che ha atteso l’uscita del pullman