IL CORRIERE DELLO SPORT – Si è spento ieri a Roma Fabrizio Carroccia 46 anni. Cioè Mortadella. Anzi Mortadella re di Roma. Così ormai era rinomatissimo tra la tifoseria della sua Roma, la squadra che ha sempre seguito con un amore totale. Fabrizio, lui che era un gigante che sembrava niente potesse fargli male, non ce l’ha fatta, battuto da una maledetta malattia. E’ morto poco prima delle due del mattino nella notte tra lunedì e martedì, presso l’ospedale San Carlo, di fronte alla casa del presidente Franco Sensi. Bruno Conti e una delegazione di giocatori erano andati a trovarlo dieci giorni fa, prima di andare all’aeroporto per imbarcarsi alla volta di Milano, quando le sue condizioni si erano già notevolmente aggravate e non era più possibile pronunciare neppure la parola speranza. Quella visita lo fece commuovere fino alla lacrime. Gli regalarono una maglia della Roma firmata da tutti i giocatori. Fino all’ultimo Fabrizio ha sperato di farcela, per poter tornare a vedere la Magica. Ieri anche Rosella Sensi e la madre hanno reso omaggio alla camera ardente dove c’è stata un’incessante processione di amici, tifosi, ex giocatori.
PASSIONE – Per anni è stato amico di tanti giocatori della Roma, da Giannini a Cervone, da Moriero fino a quasi tutti i brasiliani del passato e del presente. Ad Asiago, in un ritiro della Roma nel 1991, Ottavio Bianchi lo salutò con ironia davanti all’albergo della squadra: «Come farei senza Mortadella…» . Era il suo soprannome da sempre, dovuto al dito indice della mano destra ingigantito da una anomalia morfologica, quasi da sembrare un salume. Ha girato le tribune di tutta Italia e di numerosi stadi d’Europa. E’ stato amico di calciatori e dirigenti. Molti anni prima di Calciopoli, Mortadella fu immortalato in un palchetto del Delle Alpi in compagnia dell’allora designatore arbitrale Baldas durante la più celebre Juve-Parma, quella del gol annullato a Cannavaro allora in gialloblù. Era amico anche di calciatori di altre squadre, aveva lanciato una linea di abbigliamento sportivo che per un periodo è stata la sua fortuna. Aveva idee e amore per la Roma. Capiva quello che volevano i tifosi perché lui era più tifoso di loro. Anticipava tutti. Lo ricordiamo ancora quando ci venne a trovare in redazione per farci vedere la maglia che aveva realizzato per Edgar Davids in giallorosso. L’olandese poi non venne più, ma quella maglia era un capolavoro.
LE PAROLE DI TOTTI – Molti gli attestati di cordoglio giunti da tutta Italia, anche dal mondo politico. Francesco Totti ha salutato Mortadella sul suo sito:
« Purtroppo le parole possono far poco in circostanze come queste. La scorsa notte è andato in cielo Fabrizio, il nostro Fabrizio, semplicemente unico per il suo attaccamento alla Roma e a tutti coloro e a tutto ciò che è o è stato parte del mondo giallorosso: vero romanista, nel cuore e nell’anima. Ora so che ci guarderai e ci sosterrai anche dal cielo. Sappilo, ci mancherai molto. Sarai per sempre uno di noi» . Ieri tutte le numerose trasmissioni radiofoniche che parlano di Roma (e non solo), hanno voluto ricordare Mortadella perché Fabrizio era conosciuto da tutto l’ambiente romanista, presente sempre nelle trasferte, pronto a regalarti una battuta, un’esagerazione, un’idea, una chiacchierata sulla sua Roma. Sono stati centinaia i tifosi che hanno voluto testimoniare il loro ricordo di Fabrizio.
L’ULTIMA USCITA – Chi scrive vuole ricordare l’ultima volta che lo abbiamo visto di persona, quando il male che lo ha portato via, ancora non si era manifestato del tutto con la sua irreversibile crudeltà. Era il mese di luglio, nello studio del professor Ruperto, collina Fleming, si stava decidendo il futuro della Roma. C’erano molti giornalisti sotto quel portone. C’era pure lui, bermudoni e infradito ai piedi. Tenne banco, come sempre. E quando uscirono i protagonisti, Mortadella prese una delle infradito tra le mani e brandendola come un’innocua arma, gridò, aho, fate er bene della Roma, inguaribile Don Chisciotte capace di avere al fianco migliaia di Sancho Panza.
Ciao Mortade’, re di Roma.