NAZIONALE BUFFON – Le parole di Gianluigi Buffon a Sky Sport:
Il tuo rapporto con Cesare Prandelli
Alcune volte credo che nei rapporti basti poco o nulla o un semplice comportamento di delicatezza per far sì che s’insaturi subito una certa sintonia e un certo rispetto. Fra me e lui è andata così, perché nel mio momento più difficile, con una telefonata o con un messaggio mensile, mi faceva sentire il suo affetto e mi faceva sentire importante. A volte non servono tante parole, basta poco.
E’ stato lui a ridarti la voglia di azzurro dopo il Mondiale?
La mia voglia di azzurro non è mai finita e non mancherà mai, anche quando smetterò di giocare. Rimarrò sempre un tifoso della nazionale di calcio e di qualsiasi altra disciplina. Quando vedo qualcuno che porta in giro il nome dell’Italia, non posso che tifare. La fiducia che mi ha dato Prandelli con certe dichiarazioni, nel momento in cui dovevo essere operato, mi hanno fatto molto piacere e sentire più vicino al gruppo, e non un estraneo.
Come si vive da capitano “virtuale” dell’Italia?
La fortuna è che in questi 7 mesi ci sono state 3-4 partite della Nazionale, non di più. La Nazionale, giocando così di rado, permette, com’è stato nel mio caso, di stare fuori dei mesi ed essere nominato capitano. Il bello della Nazionale e del gruppo che abbiamo è che di capitani in questa Nazionale ce ne sono tanti. Io magari porterò la fascia ma di capitani ce ne sono tanti.
C’è una frase di Prandelli che ti ha particolarmente colpito?
E’ stato talmente carino e delicato in ogni sua manifestazione che non ce n’è una in particolare. Tutte insieme hanno fatto si che m’incentivassero.
Ti senti pronto per tornare nell’amichevole con la Germania?
Penso che nel rispetto dei ruoli, nessun allenatore mi debba niente. Ed è giusto che sia così. Un allenatore penso che voglia mettere sempre in campo la squadra che ritiene migliore e che possa fargli fare la figura migliore. Se in questi 11 ci sono anch’io, sono contento di poter dare il mio contributo ma nel caso in cui non dovessi esserci non è un problema. Vanno rispettate le scelte degli allenatori perché la prima cosa che hanno nella testa è quella di vincere e di far fare alla propria squadra la figura migliore. Per cui, io non sarò mai un problema per un allenatore e non vorrò mai esserlo. Bisogna essere intelligenti , in certi momenti, e capire che non si è più indispensabili come prima. La vita va avanti uguale.
Quanto tempo ci vuole per finire la ricostruzione della Nazionale?
Adesso siamo ancora in una fase sperimentale. Il mister sta gettando le basi per poter creare uno zoccolo duro di 7-8 giocatori attorno ai quali creare una struttura di altri 7-8 giocatori di medio-alto livello. A quel punto, quando riesci ad avere un gruppo di 16-17 giocatori ben rodati e di valore, se poi c’è anche qualche campione meglio, a quel punto credo che il percorso sia quasi finito. Quando hai questo gruppo e abbini anche dei risultati positivi, acquisisci anche consapevolezza e diventi squadra.
Cosa pensi del nuovo look di Prandelli?
Mi sembra Tom Hanks nel film “Cast Away”. Dopo la cena con Cassano gli è venuta quella barba (ride, ndr)
Dicono che Cassano sia simpatico?
Molto, molto. È un ragazzo d’oro. Se è ancora in una società come il Milan ed è ancora in Nazionale, è perché è un ragazzo che si fa apprezzare con dei bei valori.
Con Cassano e Balotelli insieme in Nazionale ci sarebbe un bel da fare?
Secondo me si annullano perché sono talmente uguali che se Prandelli li porta entrambi, potremmo stare anche bene (ride, ndr). Sono soprattutto loro il futuro perché al di là di 3-4 che siamo lì da 10 anni, le qualità sopra la media per fare il salto di qualità in Nazionale le hanno soprattutto loro, senza per questo doverli schiacciare di responsabilità. Anche noi più “anziani” speriamo che finalmente arrivi questa meritata consacrazione anche per loro e ci possano aiutare a trionfare in qualche competizione degna dell’Italia. Di Cassano, poi, si parla sempre, ma ormai ha 28 anni, gli sta nascendo anche un figlio e credo sappia da solo cosa deve fare e come si deve comportare. Poi, certi spigoli e lati del suo carattere li deve smussare, senza cambiarli altrimenti non sarebbe più lui in quel genio e sregolatezza che gli riconosciamo. Non deve migliorare, deve solo smussare e magari a volte arrivare a contare fino a 4, perché a volte fino a 3 non basta.
Come vedi la scuola dei portieri in Italia?
Abbiamo ricreato una base di portieri molto buona, credo ci sia un livello veramente alto. Poi alcune volte si va alla ricerca della perfezione ma la perfezione purtroppo non esiste. Credo che alcuni portieri giovani siano stati silurati perché in Italia non si ha pazienza e se un portiere ha la sfortuna di fare un errore viene subito segato, mentre ci sono stati alcuni casi di portieri stranieri che hanno militato o militano in Italia a cui è stata data la possibilità di sbagliare tante volte senza levargli la maglia da titolare. Sentire la fiducia della società è molto importante in un ruolo come il nostro nel quale le certezze non sono mai troppe.
Che consiglio ti senti di dare a Marchetti?
Un ragazzo della sua sensibilità deve aver sofferto così tanto in questi 6-7 mesi e deve aver preso talmente tanti schiaffi morali, da poter decidere cosa vuol fare nella sua carriera. Ogni decisione che lui prenderà la rispetterò perché sarà stata presa da una persona intelligente che vuole il meglio da se e dal suo lavoro. Se dovesse avere la possibilità di approdare ad una grande squadra tra sei mesi, sperando che non sia la Juve, credo che faccia bene ad aspettare.
Cosa pensi dei fischi razzisti a Balotelli? Non pensi che voi giocatori dobbiate lasciare il campo se la cosa dovesse ripetersi?
Sarebbe un segnale fortissimo. Ci può essere però una doppia chiave di lettura uscendo dal campo, anche quella della resa. Se si riesce in altri modi a creare un po’ più di civiltà sarebbe meglio, anche perché Balotelli è un cittadino italiano a tutti gli effetti e non vedo cosa ci sia di male